È stata dura, ma sono arrivato in fondo alla puntata de La grande storia – In nome della razza (RAI3), nella settimana dedicata a Il giorno della memoria. Le immagini
riprodotte dai filmati girati al momento della liberazione dei campi di
sterminio erano insopportabili, tanto quanto realistiche e proprio perché
reali.
Sono rimasto a seguire anche la controversa vicenda del film
documentario di André Singer Night Will
Fall – Perché non scenda la notte, dove le immagini erano, se possibile,
ancor più crude.
Non riuscirei a commentare il contenuto dei filmati. Il
silenzio, scelto dalla regia a colonna sonora delle sequenze più brutali, è
l’unico commento decente. Le immagini sono già drammaticamente note, anche se
mai conosciute abbastanza. Le considerazioni conclusive, al contrario, mi hanno
sorpreso. Non sapevo – e non credo di essere solo – che quando il montaggio del
film stava per essere terminato, il progetto è stato sospeso. I produttori USA
hanno prelevato il materiale dagli studi di montaggio britannici e ne hanno
ricavato un documentario più breve, affidato alla regia di Billy Wilder, e organizzato
attorno allo scopo di denunciare la brutalità del nazismo e la colpevolezza
della Germania.
Il progetto originale, al quale ha contribuito anche Alfred
Hitchcock, stava dispiacendo alle sfere politiche perché induceva a compassione
verso i sopravissuti dello sterminio organizzato.
Benché – come rivela il documentario – molti degli scampati
non volessero ritornare ai loro paesi di origine (la situazione della Polonia di
allora, ad esempio, non alimentava certo speranze), il problema dei profughi si
stava profilando drammatico. I leaders
britannici e statunitensi non volevano farsi carico di questa umanità
“sbandata”, segnata irreversibilmente e nel profondo dalla tragedia
attraversata. «Abbiamo già i nostri reduci a cui pensare». Il documentario
alimentava invece nello spettatore il bisogno di prestare soccorso: «Perché non
dovremmo accogliere queste persone, dopo che, grazie al nostro intervento, si
sono viste restituire un futuro insperato?».
L’enormità
dell’Olocausto sconfessa ogni accostamento. Tuttavia non possiamo relegare a
storia del passato quella sordità dell’animo umano d’ogni tempo davanti ai
liberati dai nostri stessi “interventi umanitari”. (M. Matté)